Mons. Francesco Milito,

vescovo della diocesi di Oppido-Palmi

di fr. Francesco M. Ciaccia

 

«La missione divina affidata da Cristo agli apostoli durerà fino alla fine dei secoli (cfr. Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi devono predicare è per la Chiesa il principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli apostoli, in questa società gerarchicamente ordinata, ebbero cura di istituire dei successori. Infatti, non solo ebbero vari collaboratori nel ministero ma perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, affidarono, quasi per testamento, ai loro immediati cooperatori l'ufficio di completare e consolidare l'opera da essi incominciata raccomandando loro di attendere a tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo li aveva posti a pascere la Chiesa di Dio (cfr. At 20,28). Perciò si scelsero di questi uomini e in seguito diedero disposizione che dopo la loro morte altri uomini subentrassero al loro posto. Fra i vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la testimonianza della tradizione, tiene il primo posto l'ufficio di quelli che costituiti nell'episcopato, per successione che decorre ininterrotta fin dalle origini sono i sacramenti attraverso i quali si trasmette il seme apostolico. Così, come attesta S. Ireneo, per mezzo di coloro che gli apostoli costituirono vescovi e dei loro successori fino a noi, la tradizione apostolica in tutto il mondo è manifestata e custodita» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen Gentium, n.20).

 

francesco milito Lo scorso 13 maggio, presso lo stadio "Stefano Rizzo" di Rossano (CS), mons. Francesco Milito ha ricevuto l'ordinazione episcopale che lo ha consacrato vescovo, pastore e sposo, della diocesi di Oppido-Palmi, subentrando a mons. Luciano Bux.

La solenne celebrazione è stata presieduta da mons. Santo Marcianò, arcivescovo di Rossano-Cariati, alla presenza di Vittorio Luigi Mondello, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, mons. Luciano Bux, vescovo emerito di Oppido-Palmi, mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano, mons. Antonio Cantisani, arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace. Numerosa è stata anche la partecipazione di presbiteri, religiose e religiose, oltre che di laici provenienti da tutta la regione calabrese.

Mons. Francesco Milito prenderà ufficialmente possesso della diocesi a lui affidata con una solenne celebrazione che si terrà il 30 giugno prossimo presso la cattedrale di Oppido.

araldica milito

Descrizione teologica dello stemma episcopale

Le parole del motto Caritaas Veritas Unitas comprendono i valori ai quali il vescovo intende ispirare il suo minitero e aiutano a comprendere il significato delle figure riportate nello stemma.

La Caritas è l'essenza della Rivelazione cristiana in quanto definisce l'essenza e la natura di Dio, rivelata e resa manifesta nel Figlio, Gesù Cristo. Niente si è, nulla si dà se la Caritas non informa il pensare e l'agire dei credenti. Essa pervade la vita umana, da quando nel battesimo è infusa come dono di froza teologale, fino all'ukltimo respiro che chiude l'esistenza terrena, per aprirla, sottraendola al tempo - in cui la Caritas conosce fatica, sosta, oblio, rinnegamento - a quella eterna della contemplazione divina. Paolo l'ha spiegato con chiarezza lapidaria, quasi primo commento esegetico del Discorso escatologico di Gesù.

Particolarmente il vescovo è inserito in tale circuito di fede operativa e la carità pastorale, affettiva ed effettiva, è richiesta dal suo servizio di servo-pastore, successore degli Apostoli, sposato a una Chiesa locale ma ordinato per la Chiesa unievrsale. In ciò trova sintesi ed unità la sua dimensione originaria di laico - cioè di appartenente nativo al popolo dell'Alleanza -, e di consacrato - nella pienezza del sacramento dell'Ordine.

La Veritas è l'anelito profondo di ogni uomo, pellegrino nel tempo sui sentieri dell'essere. E' irto aspro faticoso il cammino verso la verità vera, quella che serve da sintesi unificante nella dispersione globale dell'esistenza, e quella ordinaria quotidiana, che serve per gli aspetti parziali. Se ne deduce, secondo una mentalità condivisa, che non esiste la Verità, ma verità, parziali di uso e consumo funzionali ai bisogni, quale che sia a loro matrice. Si finisce così in una frantumazione del sapere che diventa frantumazione dei saperi in un relativismo logico ed etico che annulla ogni possibilità di ipotesi alternativa. La storia del pensiero nelle forme, attraverso le quali l'uomo si è espresso nell'arte, nella letteratura, nel teatro, nel cinema, nella ricerca scientifica altro non è nelle profondità più remote, pur se inconfessate, che riceerca della Verità. Occorre fare e portare luce nelle nebbie della mente e del cuore verso il suo pieno splendore. Per i cristiani essa non è un sistema, ha un nome, è una persona: Gesù Cristo, Via al Padre, Verità/luce per chi lo accoglie senza pregiudizi, Vita che sostiene le vite. Il vescovo è chiamato ad essere guida sicura verso questa Verità. in quanto discepolo del suo Maestro.

L'Unitas è il collante invisibile nell'armonia del creato che risponde ad un ordine stupefacente e perfetto, sempre da scoprire e da armonizzare, ma anche lo scoglio in cui i rapporti umani ed ecclesiali si incagliano, spesso con urti violenti e danni ritenuti irreparabili. E' la sfids più ardua da affrontare quando l'individuo non si percepisce come persona, né guarda la comunità come famiglia di persone, esseri simili a sé, immagini moltiplicate dell'unica immagine prototipa di Dio. Dissolta, dimenticata negata tale origine trascendente, ogni prevaricazione è possibile lecita devastante. Per questo Gesù nell'ultima sera della sua vita ha rivolto accorata preghiera al Padre, appellandosi al vincolo di unità con Lui come Figlio e con lo Spirito Paraclito. Per questo la tentazione più grave nella Chiesa e nei rapporti umani è la rottura dell'unità e l'azione virtuosa più attenta è la ricomposizione attraverso il dialogo, la pazienza, la conquista finale e duratura. Il vescovo trova in ciò uno dei compiti più difficili del suo servizio, quando ci attesta su posizioni di difesa, arrocamenti di pretese intoccabili, mancanza o perdita del senso del limite e dell'apertura all'inedito nuovo di Dio. Egli non ha l'insieme dei carismi, ma il carisma dell'insieme. Non è l'unico, ma il primo e l'ultimo a interpretare con autorevolezza il disegno di Dio, in obbedienza di discernimento comunitario, come nella Chiesa nascente e la prassi collegiale che ne è derivata.

Le figure nello stemma vogliono visibilmente tradurre questi principi. L'olio della Caritas e quello della Veritas, profluenti dalle due lampade, si incontrano in un solo beccuccio - quasi un'attrazione che li fonde - alimentando la fiamma unica, quella d'Unitas. Ne viene riscaldato e illuminato il mondo che in Cristo, Signore della storia, come principio e fine, ieri, oggi e sempre, tale è divenuto per il sacrificio della vita e della morte offerte al Padre, e in Maria, Madre sua e della Chiesa, ha la stella che risplende nel firmamento dei santi come riflesso dell'increata luce divina.

Tutto ciò si snoda e scorre nel tempo: le onde del mare ne indicano il fluire delle fasi. Ma questo tempo è anche geografico, per cui il mare richiama l'azzurro profondo dell'Ionio, da cui proviene il vescovo, solcato dai popoli dell'Oriente nell'approdo in terra di Calabria, e quello, tavolozza dei colori, il Tirreno, bacino della civiltà occidentale, che lambisce la diocesi alla quale il Santo Padre l'ha destinato. Anche l'olio, invisibile nelle lampade, contiene un simbolismo chiaro: la distesa degli uliveti delle campagne di Rossano e della Piana. Frutto della terra e di duro lavoro dell'uomo nei secoli, quel prodotto così prezioso è cantato nella Bibbia e nella Messa Crismale elevato a materia sacramentale.

Il vescovo è stato ufficialmente annunziato in tale Messa quest'anno e con l'olio, allora benedetto dal suo Ordinario, il 13 maggio viene consacrato definitivamente a servizio della Chiesa e del mondo. Tutto è tenuto dall'alto in basso . come un'asta pastorale - dalla croce trifogliata con le cinque gemme simboleggianti le cinque piaghe di Cristo. In esse c'è rifugio e salvezza, scrigno e scoperta della Caritas Veritas Unitas, nomi della Trinità di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo a cui motto e simboli rimandano come a fondamento per la nuova evangelizzazione, scenario e nome moderno del ministero pastorale di un futuro già presente ed esigente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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